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martedì 17 gennaio 2012

Fernando Pessoa: la dissoluzione dell'io

Marzio Breda oggi sul "Corriere della Sera" dedica un ampio articolo (vai all'articolo) al poeta portoghese Fernando Pessoa (1988-1935: leggi la biografia ) uno dei massimi scrittori del novecento, noto per il sistematico camuffamento della sua identità in una folla di eteronimi e non semplicemnte pseudonimi (cioè vere, autentiche personalità letterarie autonome, con stili e vicende biografiche diverse anche se immaginarie: ne sono state contate una cinquantina, dopo la scoperta casuale, otto anni dopo la sua morte, di un numero impressionante di testi compiuti e frammenti in un baule). Un'ansia metafisica di totalità che sfocia nella dissoluzione dell'io.
Una delle sue poesie più celebri, Tabaccheria, inizia con i seguenti versi: "Non sono niente. / Non sarò mai niente. / Non posso voler essere niente. / A parte questo, ho dentro me tutti i sogni del mondo". La firmò - forse non a caso, essendo d'una straziante sincerità - con l'eteronimo Alvaro de Campos.
Quella di Pessoa è stata definita "letteratura della menzogna". Ma - per usare le parole di Pessoa - "Il poeta è un fingitore / Finge tanto completamente / Che giunge a fingere che è dolore / Il dolore che davvero sente" : nella menzogna della letteratura abita pur sempre la verità della poesia.  

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