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mercoledì 6 giugno 2012

Nietzsche: un filosofo pop?


Friedrich Nietzsche in un celebre ritratto
 di Edvard Munch del 1906
"Solo un americano poteva avere questo ardire: considerare Nietzsche un filosofo pop": esordisce con queste parole l'articolo di Vincenzo Trione pubblicato oggi sul "Corriere della Sera". L'americano è Arthur Coleman Danto , noto anche in Italia soprattutto per i suoi saggi di estetica (tra i quali "La destituzione filosofica dell'arte" e "L'abuso della bellezza"), ma  affermatosi in precedenza nell'ambito della filosofia della storia e dell'epistemologia; risale infatti al 1965 il testo ora pubblicato in italiano e recensito da Trione ("Nietzshe filosofo", Mimesis edizioni con l'introduzione di Tiziana Andina, che due anni fa per le edizioni Carocci aveva già dedicato a questi stessi temi un libro intitolato non a caso "Arthur Danto: un filosofo pop"). Del resto furono moltissimi gli  intellettuali (in particolare scrittori, poeti e artisti) che tra la fine dell'ottocento e l'inizio del novecento furono conquistati da quella che Nietzsche stesso definì la "filosofia del martello", dialettica sovvertitrice di tutti i valori acquisiti: secondo Danto rappresentò in filosofia quello che nel secondo novecento Warhol rappresenta in arte.   

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